Mascherina e luoghi di lavoro

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Mascherina e luoghi di lavoro: per Violante "non è un'alternativa al distanziamento.

La mascherina sui luoghi di lavoro va indossata sempre e non va considerata un’alternativa al distanziamento fisico. Lo sottolinea Francesco Violante, direttore dell’unità Medicina del lavoro del policlinico Sant’Orsola di Bologna e ordinario dell’Alma Mater, che oggi ne ha parlato durante una commissione del Consiglio comunale. “In questo momento nella nostra area la circolazione del virus è fortemente ridotta rispetto ai mesi scorsi, questo però- avverte l’esperto- non deve far dimenticare che le precauzioni che devono essere mantenute vanno rispettate rigorosamente“.

I nuovi focolai, come quello visto alla Bartolini, “sono il frutto del fatto che a causa anche della bassa circolazione del virus- continua Violante- le persone dimenticano che il virus c’è ancora e che va mantenuta la protezione, cioè la mascherina sul viso durante l’attività lavorativa”. E’ chiaro che d’estate fa caldo ma “è un disagio che invito tutti ad accettare”, afferma Violante, perché quando ci si trova in mezzo a colleghi e fruitori di un servizio “si pone il tema della necessità di proteggere tutti”.

Violante fa il paragone con la cintura di sicurezza:Nella maggior parte delle situazioni in cui ci troviamo in auto è totalmente inutile, perchè facciamo il nostro percorso e arriviamo senza aver fatto incidenti, ma non potremo mai sapere quando la cintura ci servirà”. Con la mascherina “funziona allo stessa maniera, nel 90% o più dei contatti che avrò durante una giornata di lavoro sarà tecnicamente inutile, ma non posso sapere quando mi servirà e per questo devo tenerla addosso in ogni momento”. E se ci si chiede se la mascherina è alternativa al distanziamento, “la risposta è no. E’ il mezzo di protezione individuale più importante che si aggiunge al distanziamento”, afferma l’esperto.

Il Covid-19non dà segni di voler scomparire”, quindi “le protezioni dovranno accompagnarci per i prossimi mesi, è un tema a cui dobbiamo rassegnarci“.

Fonte e articolo completo su bologna.repubblica.it